Come impedire che la casa coniugale venga assegnata all’ex coniuge in presenza di figli: tutelare il tetto coniugale è difficile ma non impossibile.
Se una coppia dovesse sposarsi e poi procedere al divorzio, c’è un modo per evitare che la casa finisca all’ex moglie e, quindi, tutelarla da un eventuale provvedimento di assegnazione del giudice?
Come noto, nell’ipotesi in cui la coppia abbia uno o più figli, il giudice riconosce il diritto di abitazione al genitore con cui la prole va a vivere, che di norma è la madre. Ciò al fine di tutelare i figli, consentendo loro di non avere ulteriori traumi (derivanti dal trasferimento) oltre a quello della disgregazione del nucleo familiare.
Di qui il timore di molti padri di acquistare un immobile ben sapendo che, qualora le cose con la moglie dovessero andare male, tutti i soldi investiti nell’abitazione andrebbero, in un certo senso, persi. Difatti, il genitore convivente ha il diritto di continuare a vivere con i figli nella casa coniugale finché questi non vanno a stare altrove o finché non diventano economicamente indipendenti.
Di qui domande comuni come: può la separazione dei beni essere una tutela per evitare che la casa coniugale finisca all’ex moglie? Il fatto di non sposarsi e di andare semplicemente a convivere può evitare che il giudice assegni la casa dell’uomo alla donna? Cerchiamo di fare il punto della situazione. Come vedremo a breve, tutelare la casa coniugale non è impossibile anche se piuttosto complicato.
Indice:
1 Quando viene assegnata la casa coniugale
2 Si può tutelare la casa coniugale in caso di separazione o divorzio?
3 Come non fare andare la casa all’ex moglie.
Quando viene assegnata la casa coniugale
La casa coniugale, quella cioè dove la coppia ha vissuto facendone la propria dimora abituale, viene dal giudice assegnata al genitore presso cui i figli vengono collocati a seguito della separazione e del divorzio.
Il provvedimento del tribunale viene emesso a prescindere dalla proprietà dell’immobile che potrebbe pertanto essere integralmente dell’altro coniuge o in comproprietà.
Anche la presenza di un mutuo cointestato non cambia la questione: la casa finisce sempre a colui che va a vivere coi figli anche se non ne è proprietario. Ovviamente, sempre che questi lo voglia. Se infatti il genitore “collocatario” (quello cioè che prende la gestione dei figli) decide di andare a vivere altrove (ad esempio, in un’altra città o in un’altra abitazione), perde il diritto di abitazione nell’ex casa coniugale.
Il provvedimento di assegnazione della casa coniugale spetta anche se l’immobile è semplicemente in affitto: in tal caso, avviene un subentro nel contratto di locazione.
Condizione per ottenere il diritto di abitazione è che:
la coppia abbia avuto almeno un figlio;
e che questo non sia ancora autonomo dal punto di vista economico.
Si può tutelare la casa coniugale in caso di separazione o divorzio?
Un sistema per tutelare la casa coniugale ed impedire che questa vada all’ex moglie esiste. E questo sistema non consiste né nella separazione dei beni, né nel fatto di non sposarsi e andare a convivere. Ciò perché:
l’assegnazione della casa coniugale non è conseguenza della comunione dei beni, ma è una forma di tutela per la prole. Pertanto, solo se la coppia ha figli verrà riconosciuto il diritto di abitazione al genitore collocatario. In presenza di figli autosufficienti, sposati o che già vivono da soli, invece, non ci può essere alcuna assegnazione della casa. In sintesi, la casa coniugale può essere assegnata all’ex moglie anche nel caso in cui la coppia opti per il regime di separazione dei beni;
l’assegnazione della casa coniugale consegue anche in caso di coppia non sposata ma convivente (cosiddetta coppia di fatto). Questo perché, secondo la Cassazione, le coppie unite dal matrimonio e quelle semplicemente conviventi sono equiparabili in termini di tutela della prole.
In altri casi, si pensa che acquistare la casa e intestarla a un genitore, per poi farsi riconoscere da quest’ultimo un comodato gratuito per viverci all’interno sia una valida soluzione. Questo succede però solo se il contratto di comodato viene redatto per iscritto, registrato e con data di scadenza. Difatti, se non è fissata la scadenza, il giudice può assegnare all’ex moglie anche la casa di proprietà dei suoceri e da questi prestata al figlio.
Il modo per tutelare la casa coniugale allora è diverso da questi due sistemi che spesso vengono ritenuti dei validi espedienti. Di tanto parleremo nel successivo paragrafo.
Come non fare andare la casa all’ex moglie
Il giudice può assegnare al genitore collocatario della prole solo la casa coniugale, con tale intendendosi quella ove la famiglia ha dimorato in modo abituale finché era unita. Si tratta quindi del luogo ove il nucleo familiare ha vissuto per gran parte dell’anno, dove ha fissato il proprio centro di interessi, le proprie abitudini quotidiane.
Il giudice non potrebbe mai assegnare all’ex moglie la casa al mare o quella in montagna, né quella destinata ad uso investimento perché data in affitto.
Dunque, a ben vedere, un modo per tutelare la casa coniugale esiste ed è quello di non vivere nell’immobile che si vuole tutelare.