Revoca assegno di mantenimento: quando e come.

Che fare se il coniuge beneficiario del contributo mensile trova lavoro oppure inizia una convivenza con un’altra persona?

Ti sei separato da tua moglie dopo anni di litigi. Adesso, vivi in un piccolo appartamento in affitto ed ogni mese le corrispondi la somma di 600 euro, di cui 300 euro per tuo figlio di 8 anni. Da qualche tempo, però, hai scoperto che la tua ex non solo ha trovato un lavoro stabile, ma è andata anche a convivere con un altro uomo.

In questo articolo, faremo il punto della situazione sulla revoca dell’assegno di mantenimento: quando e come ottenerla? Cosa prevede la legge? Devi sapere che i provvedimenti di natura economica adottati in sede di separazione possono essere modificati in qualsiasi momento, a condizione che dopo la sentenza sopraggiungano fatti nuovi tali da giustificare un miglioramento oppure un peggioramento delle condizioni dei coniugi.

Quindi, ad esempio, se il beneficiario inizia una convivenza stabile e duratura con un’altra persona, passa a nuove nozze oppure trova un impiego è chiaro che la misura adottata dal giudice (nell’interesse della parte più debole) non ha più ragione di esistere. In tal caso, in assenza di accordo, sarà necessario intraprendere una causa in tribunale.

Indice:

1 Cos’è l’assegno di mantenimento?

2 Assegno di mantenimento: quando si può modificare?

3 Revoca assegno di mantenimento: quando e come.

Cos’è l’assegno di mantenimento?

Innanzitutto, è bene non fare confusione tra l’assegno di mantenimento e l’assegno divorzile. Nel primo caso, si tratta di un contributo economico riconosciuto durante la separazione al fine di tutelare il coniuge economicamente più debole ed eventuali figli e garantire loro il medesimo tenore di vita esistente prima della cessazione del rapporto coniugale. L’assegno divorzile, invece, è una misura esclusivamente assistenziale volta ad assicurare un sostentamento all’ex coniuge privo di mezzi adeguati.

Inoltre, il mantenimento non va neppure confuso con l’assegno alimentare. In quest’altro caso, infatti, si tratta di una somma di denaro corrisposta, su ordine del giudice, ad un familiare (anche al coniuge a cui sia stata addebitata la separazione) in stato di bisogno ed incapace di provvedere alla propria sopravvivenza.

Assegno di mantenimento: quando si può modificare?

L’assegno di mantenimento non rimane immutabile nel corso del tempo, ma può essere modificato nel momento in cui variano le condizioni dei coniugi o dei figli. Pensa, ad esempio, al coniuge beneficiario che vince alla lotteria oppure al soggetto obbligato che crea un nuovo nucleo familiare, perde il lavoro, ecc. In tali ipotesi, è chiaro che l’importo del mantenimento verrà aumentato o diminuito a seconda che si verifichi un miglioramento o un peggioramento della situazione economica del marito o della moglie.

Naturalmente, la richiesta di revisione del mantenimento può essere avanzata in qualsiasi momento depositando un ricorso in tribunale oppure raggiungendo un accordo tramite la negoziazione assistita dagli avvocati. Indipendentemente dalla procedura scelta, è importante allegare idonea documentazione volta a dimostrare il mutamento della propria condizione economica e patrimoniale.

Revoca assegno di mantenimento: quando e come

L’obbligo di mantenimento nei confronti dei figli sussiste fino al raggiungimento della loro indipendenza economica, cioè fino al momento in cui gli stessi siano perfettamente in grado di provvedere alle proprie esigenze di vita. In altre parole, per ottenere la revoca dell’assegno di mantenimento corrisposto al figlio maggiorenne bisogna dimostrare che la mancanza di indipendenza economica dipende esclusivamente dall’inerzia o dalla negligenza del ragazzo. Quest’ultimo, da parte sua, deve provare di non aver trovato lavoro per cause indipendenti dalla sua volontà.

Quanto al coniuge, invece, le cause che giustificano una revoca dell’assegno di mantenimento sono:

addebito della separazione: ossia se il giudice attribuisce la colpa per la fine del matrimonio ad uno dei coniugi per aver tenuto un comportamento contrario ai doveri che nascono dal matrimonio (pensa, ad esempio, ad un tradimento oppure alla moglie che abbandona il tetto coniugale);

redditi propri: perde il diritto al mantenimento il coniuge beneficiario che percepisce un’eredità consistente oppure trova un lavoro che gli consenta di avere un tenore di vita analogo a quello goduto durante il matrimonio. Non possono considerarsi redditi, invece, gli aiuti da parte dei familiari (come le donazioni), poiché non si tratta di un’entrata costante;

morte del coniuge obbligato: in tal caso, l’assegno di mantenimento si estingue. Tuttavia, l’avente diritto può comunque percepire una quota dell’eredità del defunto;

convivenza more uxorio o nuove nozze: secondo la giurisprudenza, la perdita dell’assegno si verifica sia se il beneficiario contrae un nuovo matrimonio sia se inizia una convivenza stabile e duratura con un altro partner. In entrambe le ipotesi, si crea una nuova famiglia, quindi spetterà al nuovo marito o al convivente provvedere al mantenimento.

Anche la revoca dell’assegno di mantenimento può avvenire attraverso una delle seguenti modalità:

per accordo dei coniugi;

depositando un ricorso in tribunale a cui allegare la prova dei motivi che giustificano la domanda. In pratica, occorre dimostrare che dopo la sentenza di separazione che ha riconosciuto l’assegno, si sono verificati dei mutamenti che non giustificano più la corresponsione della somma di denaro mensile.

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