Si può dimezzare l’Imu?

Al ricorrere di una serie di presupposti, i contribuenti possono ottenere il dimezzamento dell’imposta municipale unica oppure una riduzione del relativo importo.

Sei proprietario di una seconda casa nella quale, tuttavia, non riesci mai ad andare. Ogni anno, il Comune nel quale si trova l’immobile ti invia l’avviso di pagamento dell’Imu e ti chiedi se puoi ottenere una riduzione di questo tributo a causa dell’inutilizzo del bene.

L’Imu è l’imposta comunale che grava sugli immobili e serve a finanziare la spesa dei Comuni italiani. Originariamente, tale tributo gravava anche sulle prime case che, tuttavia, sono state in seguito esonerate dal relativo pagamento. Sono molti i contribuenti che pagano un’imposta troppo elevata e si chiedono: «Si può dimezzare l’Imu?».

Esistono diverse fattispecie che consentono al proprietario di un immobile di ottenere il dimezzamento, o quantomeno una riduzione dell’Imu e di altri tributi locali che gravano sulla proprietà.

Indice:

1 Imu: cos’è?

2 Imu: quanto si paga?

3 Imu: come dimezzarla?

Imu: cos’è?

L’Imu, acronimo di imposta municipale unica, è una tassa locale che viene riscossa dal Comune nel quale si trova l’immobile. L’Imu, infatti, deve essere pagata da coloro che possiedono immobili, aree fabbricabili e terreni. Sono esonerate dal pagamento dell’Imu le abitazioni principali non di lusso, ossia, quelle che hanno categorie catastali diverse da A/1, A/8 e A/9.

 

Imu: quanto si paga?

L’Imu è disciplinata, oltre che dalla legge, dai regolamenti del singolo Comune che può stabilire in autonomia le aliquote dell’Imu. Ne deriva che il prelievo fiscale legato all’Imu varia da Comune a Comune. A causa dei tagli ai finanziamenti statali che hanno subito, i Comuni hanno adottato, nella gran parte dei casi, aliquote Imu elevate, con un inasprimento della tassazione per il cittadino.

La legge fissa, tuttavia, delle aliquote di base:

per i fabbricati e per i terreni edificabili l’aliquota di base è dello 0,86 per cento. I Comuni possono aumentare tale percentuale sino all’1,06 per cento oppure diminuirla fino al limite dello 0,76 per cento. A causa dell’abolizione della Tasi, i Comuni possono aumentare l’aliquota Imu sino all’1,14 per cento, a partire dall’anno 2020;

per l’abitazione principale di lusso l’aliquota è dello 0,5 per cento e può essere innalzata di 0,1 punti percentuali dal Comune oppure diminuita fino all’azzeramento;

per i fabbricati rurali ad uso strumentale l’aliquota di base è dello 0,1 per cento con facoltà del Comune di ridurla sino ad azzerarla;

per i fabbricati destinati dall’impresa costruttrice alla vendita (i cosiddetti “beni merce”), l’aliquota è dello 0,1 per cento e i Comuni possono aumentarla fino allo 0,25 per cento o diminuire fino all’azzeramento.

Imu: come dimezzarla?

La legge prevede una serie di riduzioni dell’Imu che possono essere fruite al ricorrere di determinati presupposti. Il contribuente può, dunque, ottenere il dimezzamento o una sensibile riduzione della tassa in alcuni casi.

In particolare, la legge prevede una:

riduzione del 50% della base imponibile su cui si applicano le aliquote Imu per i fabbricati di interesse storico o artistico, per i fabbricati dichiarati inagibili o inabitabili e di fatto non utilizzati;

riduzione del 50% della base imponibile su cui si applicano le aliquote Imu per le abitazioni concesse in comodato dal soggetto passivo dell’imposta ai parenti in linea retta entro il primo grado che le adibiscono ad abitazione principale;

riduzione del 75% dell’aliquota base stabilita dal Comune per le abitazioni che sono concesse in locazione a canone concordato.

Occorre, però prestare attenzione all’applicazione delle riduzioni. L’abbattimento del 50%, infatti, non riguarda l’importo finale della tassa ma la base imponibile. Per quanto concerne i fabbricati dotati di rendita catastale, la base imponibile dell’Imu si ottiene applicando alla rendita risultante in catasto, rivalutata del 5% i seguenti moltiplicatori:

160 per i fabbricati di cat. A (esclusi A/10) e C/2, C/6 e C/7;

140 per i fabbricati di cat. B e C/3, C/4 e C/5;

80 per i fabbricati di cat. A/10 e D/5;

65 per i fabbricati di cat. D (esclusi D/5) a partire dall’1/1/2013;

60 per i fabbricati di cat. D (esclusi D/5) fino al 31/12/2012;

55 per i fabbricati di cat. C/1.

La determinazione della base imponibile rende l’Imu, spesso, iniqua poiché molti immobili nel nostro Paese hanno delle rendite catastali non aggiornate al loro attuale stato di fatto.

Lascia un commento

Post Recenti

  • 0923 711979 - 347 0709326
  • info@avvocatogiuseppegandolfo.it
  • Via G. Garibaldi, 15 - Marsala

Seguimi su