Cosa succede quando si separano due persone conviventi dalla cui unione sono nati dei bambini: quali sono le conseguenze e in quali casi è necessario rivolgersi al giudice.
Viviamo in un’epoca in cui la nozione di famiglia è molto mutata. In passato, fino a tempi relativamente recenti, l’unica unione riconosciuta dalla legge era quella derivante dal matrimonio tra persone di sesso diverso. Quanto previsto dal legislatore era una diretta conseguenza della mentalità corrente, che ancora vedeva con sfavore la convivenza.
Oggi, le coppie che vivono insieme senza essere sposate e mettono al mondo dei figli sono numerose: le norme si sono quindi evolute di conseguenza. In questo articolo vedremo, in particolare, come funziona la separazione di una coppia di fatto con figli. I conviventi, infatti, danno vita a una famiglia in tutto e per tutto analoga a quella costruita sul matrimonio: tra di loro vi sono diritti e doveri reciproci, rapporti patrimoniali e, naturalmente, precisi obblighi nei confronti dei bambini che hanno messo al mondo. Ecco cosa prevede la legge al riguardo.
Indice:
1 Cosa sono le coppie di fatto?
2 Come si costituisce una coppia di fatto?
3 Quali diritti hanno i figli delle coppie di fatto?
4 Come si separano le coppie di fatto?
5 Separazione di coppie di fatto: a chi vengono affidati i figli?
Cosa sono le coppie di fatto?
Una coppia di fatto [1] è costituita da due persone di sesso diverso, unite da un vincolo affettivo, che convivono in maniera analoga a una coppia sposata. Pertanto, l’affetto che lega gli interessati deve essere di tipo sentimentale, tale da comportare un reciproco sostegno morale e materiale come avviene tra coniugi e non deve derivare da rapporti di parentela o di semplice amicizia.
Le coppie di fatto non devono essere confuse con le unioni civili, che riguardano invece persone conviventi e sentimentalmente legate dello stesso sesso.
Pertanto, perché si abbia una coppia di fatto occorre che i due partner soddisfino i seguenti requisiti:
devono essere maggiorenni e di sesso diverso;
devono convivere ed essere legati tra loro da un vincolo affettivo;
non devono essere uniti ad altri da un matrimonio o da un’unione civile.
Come si costituisce una coppia di fatto?
Per essere una coppia di fatto basta convivere e soddisfare tutti i requisiti sopra elencati. tuttavia, perché questa forma di unione sia riconosciuta dalla legge e perché i due partner possano godere di alcuni diritti che quest’ultima prevede in loro favore, occorre una semplice formalità: un’autocertificazione con la quale essi dichiarano di convivere e di essere legati da un vincolo affettivo.
L’autocertificazione deve essere firmata dagli interessati davanti all’ufficiale di stato civile del Comune di residenza; in alternativa, può essere inviata al Comune mediante raccomandata a.r. o pec, con allegati i documenti di riconoscimento di entrambi.
Dalla suddetta formalità derivano una serie di diritti che rendono queste coppie molto simili a quelle sposate: ad esempio, quello alla coabitazione, quello alla reciproca assistenza morale e materiale, quello a subentrare nel contratto di locazione in caso di morte di uno dei partner, quello a ricevere assistenza dal convivente in caso di malattia.
Quali diritti hanno i figli delle coppie di fatto?
I figli delle coppie di fatto hanno gli stessi diritti di quelli nati da coppie sposate [2]:
il diritto ad essere mantenuti;
il diritto ad essere istruiti ed educati nel rispetto del loro carattere e delle loro inclinazioni personali.
L’unica differenza tra i bambini nati da coppie sposate e quelli nati da coppie conviventi si ha al momento in cui vedono la luce. I primi, per il semplice fatto che i loro genitori sono uniti in matrimonio, nel momento stesso in cui la loro nascita viene dichiarata allo stato civile (di solito dal padre) si considerano figli della coppia. I figli dei conviventi, invece, necessitano di un formale riconoscimento da parte di entrambi i genitori; esso può avvenire mediante dichiarazione effettuata allo stato civile o a un notaio. Svolta questa formalità, essi sono per la legge figli della coppia convivente.
Come si separano le coppie di fatto?
La separazione delle coppie di fatto è molto più semplice di quella delle coppie sposate.
Le coppie sposate sono unite da un vincolo che hanno stretto con una procedura prevista dalla legge, che è il matrimonio; anche per separarsi devono quindi ricorrere a una delle procedure che il legislatore ha stabilito a questo scopo. Le coppie di fatto, al contrario, non sono unite da nessun vincolo e possono separarsi semplicemente cessando di convivere.
Naturalmente, specie se l’unione dura da molti anni e se vi sono contrasti e rancori, tra i due possono nascere conflitti riguardo ad alcuni aspetti della separazione: ad esempio, su come debbano essere divisi gli arredi della casa o sulla restituzione dei regali che i due si sono scambiati nel tempo. In tal caso, sarà necessario rivolgersi al giudice che deciderà su ogni questione.
Separazione di coppie di fatto: a chi vengono affidati i figli?
Nel momento in cui i genitori si separano, i bambini nati da una coppia convivente hanno uno svantaggio rispetto a quelli nati da due coniugi. Infatti, quando marito e moglie si separano, se vi sono figli minori la sorte di questi ultimi viene controllata dal giudice; anche se la coppia ha scelto di separarsi consensualmente dovrà sempre sottoporre gli accordi riguardanti i bambini al Tribunale, che valuterà se vengono fatti gli interessi di questi ultimi.
La stessa cosa non succede per la coppia di fatto: in questo caso, i genitori possono semplicemente decidere di comune accordo con chi dei due staranno i figli e in che misura l’altro genitore li vedrà e si occuperà di loro. Il benessere dei bambini dipenderà quindi dal buon senso dei genitori.
Se invece sorgono contrasti riguardo ai figli, gli ex partner possono rivolgersi al giudice. Quest’ultimo, se gli viene richiesto, può decidere:
con quale dei genitori debbano vivere i bambini e come l’altro genitore possa vederli e stare con loro. Il principio che va osservato è quello della bigenitorialità: ciò significa che i minori devono, necessariamente, vivere con il padre o con la madre (genitore che viene detto collocatario), ma che devono trascorrere il loro tempo con entrambi;
se il genitore non collocatario debba corrispondere all’altro un assegno mensile per contribuire al mantenimento dei figli e in che misura;
se la casa in cui la coppia ha vissuto debba essere abitata dal genitore collocatario, anche se non è di sua proprietà. Questa possibilità è prevista per consentire ai bambini di continuare a vivere in un ambiente al quale sono abituati.
La decisione del giudice che risolve il contrasto dei genitori assicura, prima di ogni altra cosa, che venga fatto l’interesse dei bambini, perché non abbiano a subire altre sofferenze oltre a quella derivante dalla separazione dei genitori.
Note:
[1] L. n. 76/2016.
[2] Art. 147 cod. civ.