Allontanamento dalla casa familiare: come funziona?
Sentenza della Corte Suprema di Cassazione n.36630 del 18 dicembre 2020
Misura cautelare dell’allontanamento da casa: cos’è e quand’è applicata? Cos’è il divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla vittima?
Un procedimento penale termina con una sentenza che può essere di assoluzione oppure di condanna. In quest’ultima evenienza, il colpevole dovrà scontare una pena che, normalmente, è quella della detenzione in carcere. Poiché i processi, soprattutto in Italia, hanno una durata interminabile, la legge consente di applicare alcune restrizioni alla libertà degli imputati per evitare che questi, nelle more del processo, possano reiterare la loro condotta illecita. Una di queste misure è quella dell’allontanamento dalla casa familiare. Come funziona? Di cosa si tratta?
Come suggerisce la denominazione, l’allontanamento dalla casa familiare consente al giudice di ordinare alla persona indagata/imputata di lasciare la propria abitazione, tutelando così le vittime in essa presenti. L’allontanamento dalla casa familiare viene disposto per tutti quei reati commessi nei confronti dei familiari o dei conviventi: si pensi ai maltrattamenti nei riguardi dei figli o della moglie. Non sempre, però, un delitto del genere giustifica questo tipo di misura cautelare: secondo la Corte di Cassazione, non si può ordinare al marito di abbandonare la casa familiare se egli ha dato prova di impegnarsi per rimediare alla sua condotta. Se l’argomento ti interessa e vuoi saperne di più, prosegui nella lettura: vedremo insieme come funziona la misura cautelare dell’allontanamento dalla casa familiare.
Indice:
1 Allontanamento dalla casa familiare: cos’è?
2 Allontanamento dalla casa familiare: come funziona?
3 Allontanamento dalla casa familiare: in cosa consiste?
3.1 Divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla vittima
4 Allontanamento dalla casa familiare: quando si applica?
5 Allontanamento dalla casa familiare: quando non si applica?
Allontanamento dalla casa familiare: cos’è?
L’allontanamento dalla casa familiare è una misura cautelare adottata dal giudice ogni volta che occorre tutelare i conviventi di persona indagata o imputata per un reato che mette a repentaglio la loro incolumità.
Tizio, dedito all’alcol, ogni sera picchia moglie e figli. La donna decide di denunciare il marito per i maltrattamenti subiti. Il giudice, su richiesta del pubblico ministero, ordina l’allontanamento dell’uomo violento dalla casa di famiglia, in attesa che il procedimento venga definito.
Allontanamento dalla casa familiare: come funziona?
L’allontanamento dalla casa familiare, in quanto misura cautelare, può essere disposta dal giudice quando il magistrato del pubblico ministero, sulla scorta delle sue indagini, ne abbia fatto richiesta.
In pratica, l’allontanamento dalla casa familiare prescinde da una sentenza di condanna: essa viene disposta già durante la fase delle indagini preliminari qualora si ritenga pericolosa per le vittime la permanenza in casa del soggetto indagato.
Allontanamento dalla casa familiare: in cosa consiste?
Secondo la legge [1], con il provvedimento che dispone l’allontanamento, il giudice ordina all’imputato di lasciare immediatamente la casa familiare ovvero di non farvi rientro, e di non accedervi senza l’autorizzazione del giudice.
Ma non è finita. La legge ha pensato anche alle esigenze dei familiari che rimangono in casa, i quali potrebbero trovarsi in difficoltà economiche a causa dell’allontanamento dell’unica persona che era fonte di reddito.
Per legge, il giudice può ingiungere alla persona allontanata dalla casa familiare il pagamento periodico di un assegno a favore delle persone conviventi che, per effetto della misura cautelare disposta, rimangano prive di mezzi adeguati.
Insomma: da un lato, la legge punisce l’autore di condotte violente nei riguardi dei propri familiari ordinandogli di andare via; dall’altro, gli impone di continuare a provvedere al loro mantenimento, qualora ne sussistano le condizioni.
Divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla vittima
Non va dimenticato che, sempre più spesso, la misura dell’allontanamento dalla casa familiare si accompagnata a quella del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla vittima.
Secondo la legge, il giudice, qualora sussistano esigenze di tutela dell’incolumità della persona offesa o dei suoi prossimi congiunti, può inoltre prescrivere all’imputato di non avvicinarsi a luoghi determinati abitualmente frequentati dalla persona offesa, in particolare il luogo di lavoro, il domicilio della famiglia di origine o dei prossimi congiunti, salvo che la frequentazione sia necessaria per motivi di lavoro. In tale ultimo caso, il giudice prescrive le relative modalità e può imporre limitazioni.
In pratica, poiché l’allontanamento dalla casa familiare potrebbe essere insufficiente a tutelare i conviventi, il giudice può anche ordinare di non avvicinarsi ai luoghi solitamente frequentati dalla vittima, così da fornire a quest’ultima una tutela a trecentosessanta gradi.
Allontanamento dalla casa familiare: quando si applica?
L’allontanamento dalla casa familiare si applica quando ricorra l’esigenza di tutelare le vittime dal rischio di subire ulteriori danni.
In pratica, l’allontanamento dalla casa familiare serve a separare la vittima dal carnefice dopo che sia intervenuta una denuncia nei confronti di quest’ultimo.
L’allontanamento dalla casa familiare non è però una conseguenza automatica della denuncia per maltrattamenti o per lesioni in ambito familiare: occorre sempre che ci sia il pericolo che la condotta criminosa si ripeta.
Allontanamento dalla casa familiare: quando non si applica?
Secondo la Corte di Cassazione [3], non va allontanato da casa il marito che, dopo l’aggressione alla moglie, decide di intraprendere un percorso di cura per evitare che in futuro si ripetano situazioni del genere.
Nel caso di specie, l’uomo aveva deciso di sottoporsi alle cure contro la ludopatia, causa della sua aggressività nei confronti della moglie.
Secondo la Corte di Cassazione, il giudice che aveva disposto la misura dell’allontanamento dalla casa familiare non aveva tenuto conto che l’imputato era affetto da anni da ludopatia per la quale era in cura presso un centro psicosociale. Negli ultimi anni, però, aveva interrotto le terapie, anche farmacologiche, facendo riesplodere la rabbia. Tuttavia, subito dopo l’aggressione, si era mostrato pentito, aveva ripreso il percorso terapeutico e non si erano più verificati episodi di aggressività nei confronti della moglie. Di qui, la non necessità del provvedimento cautelare.
In pratica, dunque, il giudice non può applicare la misura dell’allontanamento dalla casa familiare tutte le volte in cui il colpevole mostra pentimento e pone in essere comportamenti concreti volti a evitare il ripetersi di futuri illeciti.
L’allontanamento dalla casa familiare è una misura cautelare adottata dal giudice ogni volta che occorre tutelare i conviventi di persona indagata o imputata per un reato che mette a repentaglio la loro incolumità.
Note:
[1] Art. 282-bis cod. proc. pen.
[2] Cass., sent. n. 36630 18 dicembre 2020.